Carafi, figure antropomorfe, grandi edifici, alberi e animali raccontano la necessità dell’artista di trovare uno spazio di inclusione che possa inglobare e rispettare ogni elemento. Attraverso la fotografia digitale, la pittura e la scultura denuncia l’abbandono dell’amore per il pianeta e la devastante prevaricazione dell’uomo. Nata a Buenos Aires, Isabel Carafi si trasferisce in Italia nel 1980, nel suo sentire la cultura sudame- ricana e quella italiana si fondono perfettamente e sollecitano la genesi di opere di un surrealismo contemporaneo e gaudente. Esseri dalle mani e dai piedi macroscopici abitano città coloratissime con maestosi ed incombenti edifici, simbolico rimando all’occupazione non soltanto del suolo ma dello spazio e del cielo. La potenza delle strutture appare particolarmente spiazzante per l’invasione di strane figure alate che si librano nell’aria. I quadri inducono all’idea di un movimento quasi frenetico, data sicuramente dalla moltitudine iconografica, più che da un’evidenza visiva che è squisitamente concettuale. Tale particolare filone nasce nel periodo del blocco dovuto alla pandemia in cui l’assenza di persone per le strade ha generato nell’artista l’idea di città fantastiche abitate da animali irreali. Il contrasto tra cemento e creature non è solo materico ma in primo luogo allegorico. L’amore per il mare e l’ammirazione per una bellezza non convenzionale portano Isabel ad immaginare simpatiche creature marine quali caricature ironiche e fantasiose. La satira diventa una sua cifra interpretativa, la semplicità si contorna di accezioni e significati in cui banchi di meduse, trascinate dalla corrente marina, vivono in perenne esplorazione. Il fluire del mare quale metafora del fluire della vita. Dopo l’aria e l’acqua il legame della Carafi con l’elemento terra si esplicita nell’opera l’Albero della vita e negli altri dipinti in cui rami, tronchi, foglie divengono autostrade per una flora e una fauna in via di migrazione. La forza pittorica vive nell’assenza di sbavature e nella scelta di significativi contrasti cromatici sostitutivi di ombre. L’artista lavora, anche nella scultura, con un’ironia che sfocia nel grottesco, la sua creatività ha volutamente uno sguardo ed un tratto infantile, una sorta di contorsione che rammenta i ritratti africani.
La mostra attuale è narrativa dei quattro elementi: Aria, Acqua, Terra e semmai si dovesse dubitare della presenza del fuoco basta interagire con Isabel per venire inondati dal calore della sua personalità che dà l’essenza a tutto il suo creare.

 

Giada Caliendo
Trieste

It is probably no coincidence that the Argentinian Isabel Carafi, born in Buenos Aires, decided to settle in Trieste in 1999 after several wanderings . In fact, her eclecticism and experimentation with various artistic techniques – painting, sculpture, photography, installations up to the most recent digital art – well combine with the multicultural vocation of Trieste where the mixture of people, characters and ideas has always created a fertile ground for artists.
A city of strong contrasts, norhern outpost in the Mediterranean, and at the same time rigorous and playful as the paintings of Carafi.
The most recent works are architectural, almost dreamlike representations of coloured palaces and skyscrapers without human presence, existing only because designed and built by man.
Her paintings, starting from 2010 with the urban landscapes, highlight a continuous contrast between nature and artifice: twisted visions of buildings and bodies in continuous movement seen from unprecedented angles.
Here emerges the rhythm of the Argentine tango that can not but be present in her blood.
With her pictorial works, full of undefined bodies vanishing in coloured backgrounds, she wants to teach us that there are no gender distinctions.
Perhaps a way of going beyond boundaries back to her experience as an emigrant, a form of transcendence that is an essential characteristic of every true artist.

Arch Barbara Fornasir
Trieste

Artista argentina dal temperamento dirompente, si esprime attraverso la pittura e la scultura. Lavoratrice accanita, ama sperimentare sempre nuove modalità espressive esplorando diversi materiali. Ultimamente dipinge su legno, incavandolo, ottenendo un movimento della superficie che aspira al rilievo. Le tematiche affondano nella realtà, talvolta traslata attraverso percorsi simbolici e metaforici, altre volte, come il tema sanguigno del “tango”, proposto con esasperata passionalità, che si rivela nelle violente alterazioni dei corpi, soprattutto delle mani di proporzioni gigantesche. In ogni caso è importante il rapporto con lo spazio. Una strutturalità architettonica – che spesso compare – lo definisce in modo curioso , perfino inquietante.
Le matrici culturali e le citazioni assorbite nella sua pittura, denunciano un panorama d’interessi aperto sul mondo, sulla storia, sul passato e sull’oggi in una libertà di comunicazione senza freni.
Le opere qui presentate testimoniano in qualche modo questa complessità, i mondi diversi che coinvolgono l’artista, che si rispecchiano anche nella composizione intensa e serrata di questi quadri. Tutti e due caratterizzati da un formato anomalo, un lungo rettangolo verticale che permette nel caso di “Assenza di Magia” al personaggio dominante un suo fantasmatico svettamento e ne “le scarpette” un iperbolica espansione di una sorta di scala ascensionale che sembra portare all’infinito. In entrambi realtà e fantasia si compenetrano.
In “Assenza di magia”, l’allampanata signora senza gambe, brancola in uno stretto corridoio costretto da metafisiche architetture, a significare la sua incapacità di comunicazione, isolata nella strana strettoia. L’incapacità di comunicare comporta la riduzione dei sentimenti e delle emozioni, e di conseguenza della “Magia” captabile da chi ha un cuore aperto, voglioso di confronto. “Le scarpette” sono un omaggio alla femminilità, ai suoi simboli come le scarpette dai tacchi vertiginosi, che si caricano di seduzione erotica, qui accumulate in un pittoresco cromatico ingorgo, e che anche avanzano in questo allucinato spazio ascensionale, scandito da strutture orizzontali, perdendosi in esso.

Maria Campitelli

Trieste per Messico

Diplomata alla Accademia di Belle Arti di Buenos Aires (dov’è nata) e poi a Carrara, per la sua figurazione personalissima è artista unica nel suo genere: nelle sue tele compare una umanità dalla morfologia quasi surreale: volti dagli occhi grandi sbarrati che ti guardano, fissano, penetrano e interrogano, le labbra scolpite tumide prominenti e turgide, quasi provocanti (qualcuno ha persino evocato Schiele!), le mani possenti e forti, grosse eossute esibite in primo piano; gli arti oblunghi fasciati da muscoli potenti e pronti a guizzare, figurazioni – espressioni dell’essere, risolte con colori accesi e vibranti, tipici colori sudamericani e mediterraneri, a volte pervasi da un fascio (quasi violento) di sensazioni ed emozioni; volti intensi, di gente povera, umile e tenace, personaggi della quotidianità) e nel contempo orgogliosa delle proprie orgini: sembra che a loro manchi la parola sulla tela, ma in queste opere si esprimono e palrano (eccome! anche violentemente!) calate nella loro realtà sulla tela, ma in queste opere si esprimono e parlano (eccome!anche violentemente!) calate nella loro realtà dalla quale emergono prepotenti per la carica ironica, e talora erotica e sensuale, impressa dall’autrice, con la sua notevole e indiscussa forza espressiva.

Sergio Gentilini

Stringe Isabel Carafi i soggetti delle immagini in forme geometriche rinunciando ad ogni legame con la ripresa figurativa della realtà. Così struttura delle figure primitive ed elementari, che si moltiplicano per incatenarsi una accanto all’altra. Dominano altre forme più radicali, emergenti per il contorno netto, e di un sicuro colore nero. Entra tra le figure nere e marroni, campite su uno sfondo bianco, per vicinanza ed attrazione un dialogo.

Maria Lucia Ferraguti

“Avvalendosi di un ricco cromatismo dall´intonazione solare, la pittrice presenta la sua produzione piú recente, caratterizzata dal racconto, declinato attraverso ammagini di gusto anche simbolico e di taglio espressionista, dell´amore e dell tango, che spesso s´identificano in un´unica sintesi. Femminilitá ed un´accentuata sensualitá s´íntrecciano cosi negli oli su tela della Carafi, in cui l´autrice – diplomasi all´Accademia di Belle Arti di Prilidyano Pueyrredon e di Carrara – coglie sovente anche l´aspetto surreale ed onirico della vita, che, al di lá delle apparenze spsso informa la nostra reatá. Non a caso una sezione importante é dedicata al rapporto tra l´astrologia, la luna ed il tango, in cui il pallido pianeta rappresenta la femminilitá mentre la musica comunica le emozioni intime del cuore della coppia. Cosi la potente energia della luna é in perffeta simbiosi con il sentemento d´amore e con la magia del tango, ballo popolare nato nella strada per scordare gli affanni della vita in un magico abbraccio.”

Marianna Accerboni

Architetto e critico d´Arte. Trieste

L’idea del arte sudamericana è ben presente nella cultura di questa prorompente pittrice argentina, che ora risiede in Italia pur avendo personalizzato il segno grafico e la tematica cromatica. E la donna, l’eterno femminino, ancora una volta protagonista, nelle sue manifestazioni più diverse. Amore, sessualità, passione descritti con una declinazione pittorica priva di svabature, inmersa in campiture cromatiche allusive delle situazione.


  Paolo Rizzi
Critico d’arte.
 Venezia

La costruzione del quadro, il tono “narrativo” che si muove tra  
racconto fantastico e rilievo ironico, il rapporto tra la realtà  
fisica riconoscibile (le architetture) e il loro utilizzo come grandi  
scenografie di un immaginario palcoscenico, quello dell’esistenza.

Enzo Santese

Nel nostro tempo la varietà e la quantità di esperienze, il desiderio di ricercare e sperimentare, la convinzione di avere individuato nuovi linguaggi, hanno moltiplicato fino alla parossismo, le proposte artistiche al punto che non è più possibile, per nessuno, delimitare i confini dell’esperienza artistica contemporanea. D’altra parte non esistono fonti o scuole abilitate a fornire certificati di esistenza.


  Vittorio Sgarbi
Critico d’arte

Le tele di Isabel Carafi risultano estremamente colorate e vivaci, dove l’arte sudamericana si fa sentire in tutte le sue sfumature con una forte componente fantastica che echeggia nell’intera composizione pittorica come fosse il motivo ascensionale del vivente. L’artista posa uno sguardo particolare sul corpo e l’architettura attraverso il mezzo espressivo della pittura e della scultura. E’ interessante il modo in cui i suoi personaggi s’intrecciano all’architettura componendo delle meravigliose favole coloristiche, il cui ritmo è l’accensione di tutti i colori che esprimono al massimo la loro plasticità. Così le figure padroneggiano, allacciate in una sorta di danza, immerse completamente nell’ambiente urbano. Agli occhi dello spettatore si offre un cataclisma musicale, dolce e profondo, flessuoso, come tutte le figurine che imperniano la scena, rievocando delle favole futuriste di altro genere. Le silhouettes umane che occupano ritmicamente tutta la scena pittorica, infondono ritmo alla superficie e fanno sentire tutta la gravità dello spazio. L’universo di Isabel Carafi è danza allo stato puro, espressa mediante il colore, i segni, il ritmo. È il movimento liberato, che invita lo spettatore a prendere parte all’immenso teatro della vita.

Veronica Nicoli
Curatore d’arte